“Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore:
fecemi la divina podestate,
la somma sapienza e ’l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”
Dove finisce il piacere? E dove inizia il dolore? La sottile linea di demarcazione tra questi due estremi può essere molto evanescente. A volte l’uno può sconfinare nell’altro, oppure possono toccarsi o sfiorarsi, ma in ogni caso edone’ e patos sembrano raggiungere la
massima intensità solo se compresenti. Naturalmente
l’immediatezza del piacere (dolore) è connessa fortemente alla sfera erotico-sessuale, la cui complessità le
istantanee molto esplicite di Barbara De Giorgio offrono al nostro sguardo inevitabilmente voyeuristico
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